La Macchina del fango

La trasmissione Sulla RAI, Report, della brava giornalista Gabanelli ha messo in luce la forte disonesta del leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro. Venivano intervistati vari personaggi autorevoli come Elio Veltri che, tramite il suo consulente, affermava senza ombra di dubbio che il leader possiede 56 case e nella trasmissione della Gabanelli ci si chiedeva implicitamente come faceva un onesto onorevole ad avere tutte quelle case.

Moltissime testate televisive hanno rimbalzato la notizia della disonestà di Di Pietro illustrata da Report domenica 28 ottobre 2012. Stranamente la diffusione della inchiesta è stata massiccia quando solitamente, anche per i reportage più esplosivi, c’è il silenzio tombale. Per esempio, faceva notare Travaglio, l’inchiesta di domenica 4 novembre su Comunione e Liberazione è stata seguita da un assordante silenzio da tutti i media, come avviene di solito.

Comunque non sfuggiamo alla domanda: come ha fatto Antonio Di Pietro ad acquistare le 56 case certificate dalla Gabanelli? A questa inquietante domanda ha risposto una altrettanto autorevole inchiesta fatta dal giornale Il fatto quotidiano di Padellaro e Travaglio e confermata da una terza inchiesta fatta dai giornalisti di Santoro di Servizio pubblico, trasmissione andata in onda giovedì 8 novembre.

Prima di tutto Il fatto con Marco Lillo:

Rai tre, Voloindiretta, ore 23 e 20 del 30 ottobre. Fabio Volo dice ridendo: “A Report hanno scoperto che Di Pietro è proprietario di 56 appartamenti, non comprati con i soldi del partito, comunque insomma … 56 appartamenti. Anche lui come altri politici pare che non ne sappia niente. …Probabilmente l’ha comprato lui a Scajola l’altro”, segue applauso.

Fabio Volo non ha detto la verità ma la colpa non è sua. Quando Il Corriere della Sera titola: “I rimborsi dell’Idv e le 56 proprietà della famiglia Di Pietro”, le persone comuni sono portate a pensare che si stia parlando di beni singoli, proprietà nel linguaggio comune. Anche Il Corriere non ha colpe: è stato indotto a confondere il concetto di particella di un terreno con quello di ‘proprietà’ dal modo in cui a Report sono state presentate le possidenze del leader dell’Idv. L’equivoco nasce dalla risposta ambigua di Massimo D’Andrea, il consulente (di parte) di Elio Veltri nella causa contro Antonio Di Pietro (Veltri è stato condannato dal tribunale per diffamazione e Antonio aspetta ancora ventimila euro di danni, nota di kensan), all’inviata di Report, che ha portato la brava Sabrina Giannini, a concludere: “togliendo le 9 proprietà della moglie e del figlio Cristiano, le proprietà sono 45, un dato che comprende i terreni, le cantine e i garage” (aggiungiamo pure la porcilaia che conta anch’essa come 1 proprietà immobiliare, i fienili, ecc. Tutto quello che il catasto chiama vani oppure particelle, nota di kensan). Il risultato involontario di questo modo di presentare le proprietà di Di Pietro è la trasmissione di Fabio Volo. Le 54 (45, nota di kensan) proprietà di Report e le 56 proprietà (le particelle più i vani catastali dell’intera famiglia Di Pietro, nota di kensan) sul Corriere sono diventate nella testa di milioni di italiani i 56 appartamenti a sua insaputa di Fabio Volo.

Prima di fare paragoni tra la casa al Colosseo di Scajola e le 56 particelle di Di Pietro, sarebbe il caso di fare le visure al catasto. Perché se Antonio Di Pietro ha certamente fatto alcuni errori nella gestione familiare del suo partito, a partire dal modo in cui ha affittato due case della sua società di famiglia, la Antocri, all’Idv, questo non può essere un argomento per farlo passare per un politico che ha comprato decine di case con i fondi del partito. Poche visure catastali al costo di una decina di euro permettono di scoprire che le case intestate ad Antonio Di Pietro e alla sua famiglia (moglie e tre figli) sono dieci e non 56. A queste bisogna aggiungere anche la casa di via Casati della società ’An.To.Cri. per arrivare al massimo a undici appartamenti, più i box e le cantine annesse.

Se si esclude la moglie (la moglie è ricca di famiglia, è una prof universitaria e famosa avvocata, nota di kensan) e il primo figlio Cristiano – il patrimonio si riduce a sei immobili: una casa per ciascuno dei due figli minori (un appartamento diviso in due da un muro di carton gesso, nota di kensan) e tre case per il leader dell’Idv, più quella dell’An.to.cri. Solo sommando le decine di particelle catastali dei terreni di Montenero (in gran parte ereditati dal padre) si arriva alle 45 proprietà, un dato formalmente corretto che però è fuorviante.

Antonio Di Pietro possiede una casa a Bergamo, di 9 vani catastali; una casa a Roma di 8 vani catastali più cantina di 2 metri quadrati; più 56 unità immobiliari a Montenero di Bisaccia, in provincia di Campobasso che però non sono altro che la sua casa di campagna con i 15 ettari di terra circostante (la casa di campagna è l’eredità di suo padre, nota di kensan). Basta scorrere le particelle degli immobili per scoprire l’equivoco. Al massimo, se vogliamo essere pignoli, possiamo considerare le particelle di terreni e fabbricati di Montenero come due proprietà, essendo due le masserie che la compongono. La ‘campagna’ di Tonino è composta solo catastalmente di 7 fabbricati che però comprendono fienili,stalle, porcilaia e annessi. La parte abitabile, divisa in due masserie, copre una superficie di circa 300 metri quadrati. Una proprietà ragguardevole, in parte ereditata e in parte incrementata con acquisti e ristrutturazioni recenti (tra l’altro Di Pietro ha la cazzuola facile, sa dove mettere i mattoni e il frattazzo, nota di kensan) , ma lontana dai 56 appartamenti dei quali parla Fabio Volo.

Alla moglie Susanna Mazzoleni (la moglie non è la moglie di Di Pietro perché Mazzoleni ha un marito che ha tanti soldi, prestigio e nome altolocato, quanti ne ha lei vista la sua famiglia e le sue eredità, nota di kensan) sono intestate 11 unità immobiliari a Bergamo. Anche in questo caso però siamo di fronte a un terreno a Curno più tre box e tre cantine. Gli appartamenti sono quattro e sono di piccolo taglio.

Poi ci sono i tre figli di Antonio Di Pietro. Cristiano ha una casa, un box e un terreno a Montenero di Bisaccia. Mentre i due figli minori, Anna e Toto, non possiedono 15 immobili a Milano ma solo un appartamento a testa (un appartamento diviso in due da un muro di carton gesso, nota di kensan). Le restanti particelle catastali sono un box di 56 metri quadrati e le aree urbane dell’intero condominio che risultano intestate ai singoli condomini.

dal Fatto Quotidiano del 3 novembre 2012,
Licenza Creative commons, link.

Mi pare chiara la storia. Report e la annessa Gabanelli è andata ad intervistare un diffamatore condannato e sulla base delle sue affermazioni ha montato il cuore del servizio contro Antonio Di Pietro ovvero le 56 case della famiglia. Quasi nessuno in Italia conosce la differenza tra vani catastali e appartamenti, quasi nessuno in Italia sa cos’è una particella catastale. Quindi su questo la Gabanelli c’ha sguazzato e ha fatto risultare 56 case del leader dell’IDV.

Riassumendo i dati dell’articolo del Fatto risulta:

  • 3 appartamenti di Antonio
  • 1 masseria molto grande ereditata dal padre di Antonio
  • 1 appartamento al quarto piano di un condominio comprati da Di Pietro (che diventano due perché sono divisi a metà) per i due figli minori.

Il resto sono proprietà ereditate dalla moglie sessantenne, oppure di proprietà della professoressa universitaria oltre che nota avvocata. Ci sono da aggiungere le proprietà del figlio Cristiano che è in politica.

Per chi vuole scendere nel dettaglio delle case di Di Pietro e dei suoi familiari (e non dei vani catastali come elencati dalla trasmissione Report), Michele Santoro nella sua trasmissione su La7, Servizio Pubblico, ha messo in onda un breve filmato che illustra tutti gli acquisti e le vendite immobiliari di Antonio:

Io mi sarei aspettato una querela del leader dell’IDV alla Gabanelli, invece Antonio ha detto che non la querelerà. Comunque Di Pietro ha intascato oltre due milioni di euro per le diffamazioni che anche Report ha continuato a diffondere. In più Elio Veltri, la colonna portante delle accuse contenute nella trasmissione della Gabanelli, oltre ad essere stato condannato deve dare a Di Pietro ancora ventimila euro per diffamazione. Come chiamare quella descritta se non la macchina del fango?

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